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Probiotici: alcune utili informazioni

680 329 Carlo Dr. Taiariol

Con il termine “probiotico” s’intende quel miscuglio di microrganismi, di solito batteri, buoni, che somministrati in grandi quantità, esercitano effetti benefici sull’intestino e sulla salute dell’ospite.
Questi batteri buoni che noi assumiamo interagiscono con i batteri buoni già presenti nella nostra flora batterica intestinale, che annovera più di 1000 specie diverse di microrganismi.

La nostra flora batterica o microbiota è fondamentale per:

  • L’estrazione di principi nutritivi dagli alimenti (importante la vitamina K);
  • Aiutare i processi metabolici;
  • Immunità e protezione contro batteri e virus patogeni (cattivi).

Come funzionano quindi i PROBIOTICI?

Versando migliaia e migliaia di nuovi batteri benefici nel corpo, questi vanno a ripopolare zone dell’intestino che si sono impoverite di questi batteri benefici a causa di infiammazioni o terapie antibiotiche. In questo modo quando un batterio, un virus o un fungo arrivano a livello delle pareti intestinali, non trovano spazio in cui insediarsi e proliferare e quindi non riescono a generare infezioni. Inoltre questi microrganismi producono acidi come l’acido lattico, il propionico o l’acetico, che abbassando il pH intestinale, inibiscono la proliferazione dei batteri patogeni. Un’altra importante funzione è la produzione di batteriocine, perossido d’idrogeno e biosurfattanti, che inibiscono la proliferazione di infezioni indesiderate.

Ma quando bisogna assumere questi prodotti?

Dopo pesanti terapie antibiotiche, la flora intestinale formata pur sempre da batteri, viene ridotta in numero. Specialmente se si usano antibiotici ad ampio spettro (come le penicilline) che quindi agiscono su più specie di batteri, compresi quelli buoni.

Oppure nel caso di malattie infiammatorie intestinali come il colon irritabile. In questi casi di calo delle difese, alcuni patogeni possono approfittarne e generare infezioni. Come ad esempio succede nel grave caso della Colite Pseudomembranosa da Clostridium difficile. In queste situazioni quindi possiamo utilizzare PROBIOTICI così come nel caso in cui siamo affetti da “influenza intestinale” di solito generata da rotavirus.

I PROBIOTICI però essendo batteri benefici vivi, risentono del pH acido dello stomaco e possono morire nel loro percorso per arrivare alle pareti intestinali. Per questo motivo vanno assunti durante o dopo i pasti, in modo che il cibo faccia da veicolo per attraversare alcune zone dell’apparato digerente che risulterebbero troppo acide e quindi aggressive per la sopravvivenza dei microrganismi.

Tra le varie specie di batteri come il Lactobacillus o il Bifidobacterium, si può annoverare la presenza di un lievito, il Saccharomyces Boulardii. Questo lievito al contrario degli altri batteri è resistente al pH acido e per questo motivo più efficace in tutti i trattamenti.

Ricapitolando i trattamenti:

  • influenza intestinale (assumere durante e dopo);
  • terapia antibiotica (assumere dopo);
  • infiammazioni intestinali;
  • prevenzione prima di partire per evitare intossicazioni alimentari.

Ricordiamo che l’assunzione prolungata può provocare stipsi, flatulenze e meteorismo.
Inoltre andrebbero utilizzati con cautela in pazienti con febbre alta, immunodepressi, pazienti in trattamenti antitumorali o che soffrono di alterazione della barriera epiteliale intestinale.

F: il fluoro nel dentifrico

380 426 Carlo Dr. Taiariol
Spazzolino, filo interdentale e collutorio sono le armi utilizzate tutti i giorni per far rimanere i nostri denti puliti e in salute, ma dove andremmo senza l’utilizzo del dentifricio?

È stato dimostrato che l’utilizzo di dentifricio paragonato ad un dentifricio placebo, abbia ridotto del 33% la comparsa di problemi dentali come le carie. Oggi presenti in tutti i colori e tutti i sapori possibili, le paste dentifrice, così chiamate tecnicamente, risultano essere il principale strumento di lotta quotidiano contro la placca batterica. Naturalmente bisogna sempre abbinare uno giusto spazzolamento, un tempo prolungato di pulizia e un buon risciacquo.

Circa il 90-95% delle preparazioni dentifrice sono impreziosite di fluoro, ma perché?

Il fluoro è un minerale che aiuta a prevenire le infezioni dentali (prime fra tutte la carie) rallentando la distruzione dello smalto dentale ed incentivando nel contempo la sua rimineralizzazione.
Penetrando negli strati più superficiali dello smalto, il fluoro si lega agli ioni calcio che costituiscono l’idrossiapatite, uno dei principali costituenti minerali di ossa e denti. In questo modo, il fluoro rende lo smalto dentale più forte e resistente allo sfaldamento operato dagli acidi della placca batterica presenti nel cavo orale. Ovviamente il fluoro viene utilizzato nella sua forma solubile, ovvero sottoforma di sali (come il floruro di sodio e il floruro stannoso).

Le concentrazioni di fluoro però non possono essere eccessive e per questo motivo l’Unione Europea ha vietato l’immissione sul mercato di dentifrici contenenti una quantità di fluoruro superiore a 1500 ppm.
Nei bambini fini ai 7 anni si deve preferire un dentrifricio defluorizzato che non provochi danni in caso di ingestione. Poiché un’iperdosaggio di fluoro nella dieta del bambino può condurre alla fluorosi, una sindrome clinica-patologica caratterizzata da alterazioni della cromia dello smalto (i denti si macchiano), modificazioni funzionali dello smalto che, nei casi più gravi, possono provocare un progressivo irrigidimento delle ossa fino a deformare lo scheletro. L’ingestione frequente di fluoro durante i primi sette anni di vita rischia di decolorare progressivamente i denti permanenti. I dentifrici per bambini (fino all’età di 6 anni) non devono contenere una concentrazione di fluoro superiore ai 500-600 ppm.

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